Cenni storici

Dall'epoca Eneolitica all'epoca Romana

I primi insediamenti umani nel territorio di Galatone sono attestati all'età del paleolitico. Utensili in selce e ceramica sono stati rinvenuti nel "Villaggio Costante" sulle serre "Campilatini"; nella grotta ''Pinnella''; negli insediamenti "Rizzi" e "Spisari".
La presenza di un menhir in contrada Coppola è indizio di insediamento umano. Importante sito archeologico si è rivelato l'insediamento della Grotta Cappuccini risalente al periodo tra l'eneolitico e gli inizi dell'età del bronzo. I ritrovamenti litici e l'oggettistica in materiale osseo e bronzeo accomunano l'insediamento galatonese alla cultura di Laterza - Cellino S. Marco ed a quelle dell'Italia settentrionale delle aree poladiane della Lombardia, del Veneto e del Trentino.

Sull'origine del paese vi è una duplice scuola di pensiero: quella che fa capo allo studioso Rolfs che attribuisce l'origine al popolo dei Galati e quella che accoglie l'ipotesi dell'umanista concittadino Antonio De Ferrariis, vissuto dal 1444 al 1517, che attribuisce la provenienza al popolo dei Tessali. "Da giovane lessi Livio e vi trovai Teuma e Galatana, due città della Tessaglia, che erano state conquistate da Tito Quinzio Flaminio", che in questi luoghi si erano rifugiati per fondarvi la nuova Galatana dopo essere stati sconfitti dal console romano a Cinocefale il 197 a. C..
Dal secondo secolo d.C. il territorio viene lasciato all'occupazione e al possesso, spesso arbitrario delle aristocrazie locali e romane e prendono vita insediamenti rustici che si trasformeranno in casali medievali, scomparsi col tempo, ma ancora vivi nella toponomastica.

Il Medioevo

Per tutto il medioevo il territorio salentino è teatro di continue guerre per la sua conquista da parte dei Saraceni, degli Ungari, dei Bizantini. Solo dopo il IX secolo, passando sotto la dominazione di Bisanzio, si avverte uno sviluppo nell'organizzazione del territorio agrario ed un sensibile incremento demografico.
Il territorio partecipa dei benefici della penetrazione bizantina-ellenistica organizzandosi in pyrgoi (torri di difesa), in kastellia, kastra (piccoli e grandi borghi fortificati) in koria (piccole comunità dedite all'agricoltura), facendo proprie le consuetudini, la lingua, l'arte, la cultura e divenendo esse stesse parte integrante del vivere quotidiano. Esempi di queste comunità rurali (Koria), che in seguito prenderanno il nome di Casali, sono gli insediamenti di Corillo, Feudo Negro, Morice, Renda, S. Cosmo, Tabelle, Tabelluccio, l'Abbazìa di S. Angelo della Salute quella di S. Nicola di Pergoleto e, naturalmente, Galatone e la vicina Fulcignano.

La maggior parte della popolazione di questi korion fu assorbita da Galatone che per la sua posizione strategica assume il ruolo di kastellion per la difesa dei suoi abitanti. Attorno a questo nucleo primitivo viene a consolidarsi una identità culturale nell'ufficiatura dei riti religiosi di idioma greco-bizantìno; sembra codificato al X secolo un ecologio della chiesa di Galatone relativo alla festività di S. Giovanni Crisostomo, di S. Basilio, e dei Presantificati.
Tra il 1055 ed il 1068 anche Galatone è interessata dalle lotte normanno-bizantine trovandosi dislocata sulle direttrici viabili tra Lecce, Gallipoli e Nardò divenute teatri di guerra.

Con l'istituzione della contea normanna di Nardò, Galatone orbita attorno al dominio di quella circoscrizione sottoposta a Goffredo di Conversano dipendendo nell'organizzazione amministrativa. Sono, forse, di questo periodo i primi incastellamenti di Galatone e Fulcignano.
Da una fonte manoscritta di anonimo autore apprendiamo che nel 1056 durante l'insurrezione contro Guglielmo il Malo "re di Napoli con li conti all'hora di Lecce, per causa di detta guerra, con la destruttione di molti luoghi convicini, gli abitatori di essi si ritirorno a far domiciglio, in essa terra di Galatone, come luogo più opportuno per poter vivere, più munito per difendersi da dette guerre; e li detti luoghi, fra gli altri, furono Tabelle, Casale piccolo, Fulcignano, S.Cosmo, ed altri e con questa aggregatione fu ampliata assai nel suo sito essa Terra di Galatone dopo cessate dette guerre".

Alla famiglia Gentile rimane legata subendone le sorti a seguito delle incursioni angioine del 1255 che la vedrà soggetta al dominio francese sino al feudatario Roberto Bielot (1382-1383).

Dal Normanno-Svevo al Moderno-Contemporaneo

Nel periodo normanno - svevo si sviluppa in modo organico l'amministrazione del feudo e si afferma la cultura orientale bizantina in modo decisivo.
Rievoca forse questo periodo la celebre frase del maggiore umanista salentino, il concittadino Antonio De Ferrariis detto Galateo:"Graeci sumus et hoc nobis gloriae accedit" facendo ad essa eco le cerimonie liturgiche, le arti figurative, la letteratura imbevuta da elementi classici ed infine l'architettura religiosa con la sua maggiore chiesa "graecorum more constructa".
All'intemo del perimetro murario difeso da 15 torri si sviluppa un processo edilizio le cui testimonianze, sebbene il tempo abbia cancellato quasi del tutto, resistono nella toponomastica. L'abitat dominato dal rivelino, dalla Chiesa Madre e da qualche "palatio palatiato" era composto per lo più da "domuncule discoperte", da "domi terranee cum orto retro et curtis ante" entro comparti chiamati "vicinii" o 'loci" i quali molto spesso prendevano nome dalla chiesa presente in quel luogo. L'accesso dall'esterno era servito da tre porte monumentali, Porta S. Antonio, Porta dell'Antro, e Porta Castello e da due di servizio ad uso militare, Porta S. Stefano e Porta S. Angelo.
Le mura furono messe a dura prova il 1423 nel periodo aragonese dal principe di Taranto Giovanni Antonio Del Balzo Orsini su ordine dell'arcivescovo di Taranto allorquando si riprende i feudi usurpatigli da Ottino De Caris detto Malacame divenuto signore di Galatone già dal 1407. Da questo momento passando sotto il dominio della famiglia Orsini quale dote di Caterina andata in sposa a Tristano di Clairmont, Galatone segue le sorti della contea di Copertino rimanendone legata fino al 1806.

Durante le lotte tra angioni ed aragonesi per la successione di Giovanna II nel 1434, Galatone, scegliendo di schierarsi dalla parte degli angioni a fianco di Renato d'Angiò, venne nuovamente assediata da Giovanni Antonio del Balzo Orsini il quale la cinse d'assedio con tutte le truppe che aveva, sterminò con le armi e gli incendi tutti i rigogliosi alberi, rase al suolo con le sue macchine da guerra una parte considerevole delle mura". Il lungo periodo di pace che segue dalla morte dell'Orsini (1463) fu interrotto nel 1480 dall'invasione turca e nel 1484 da quella dei veneziani per l'egemonia del mare Adriatico. Alla dinastia degli Orsini segue quella dei Granai Castriota congiunti dell'albanese Giorgio Scanderbeg che la corona aragonese aveva favorito per insediarsi nel Salento.
Primo signore di Galatone fu Giovanni Castriota il quale il 1500 intese lasciare testimonianza dì se facendo erigere il convento dei Domenicani, oggi sede del palazzo di città, e l'attigua chiesa dedicata al patrono San Sebastiano. L'estinzione della famiglia Castriota determina il passaggio del feudo alla corona che lo vende a facoltosi genovesi stanziatisi nel Salento. Ne divenne signore nel 1556 Uberto Squarcifico che acquista i feudi di Galatone, Lequile, Copertino, Veglie e Leverano per la somma di 101.700 ducati.
Se con i primi feudatari Uberto (1556-1562) e Stefano Squarciafico (1562-1567) Galatone assapora un periodo di impoverimento, con la reggenza del feudo da parte di Livia Squarciafico e del consorte Galeazzo Pinelli, tutore del nipote Giulio Cesare Squarciafico (1567-1582), si assiste ad un cambiamento amministrativo che determina uno sviluppo culturale ed una ricchezza monumentale; nel 1570 si realizza la costruzione dell'ospedale per i poveri del paese e viandanti su disposizione del vescovo di Nardò Ambrogio Salvio, gestito dal clero di Galatone; nel 1589 maestranze galatonesi sotto la guida di Onofrio Fanuli costruiscono la casa comunale (Sedile); nel 1591 Angelo Spalletta, Nicola e Scipione Fanuli, Francesco dello Verde e Giovanni Maria Tarantino consegnano alla cittadinanza la fabbrica religiosa della Madonna della Grazia; ancora dal 1591 al 1595 Giovanni Maria Tarantino e Scipione Fanuli sono impegnati alla costruzione della chiesa madre intitolata alla Vergine Assunta;

infine nel 1600 Cosimo Pinelli erige a proprie spese la chiesa ed il convento dei Cappuccini, riservando per sè e per i suoi congiunti la cappella dell'Immacolata per farne sepolcro di famiglia. Espressioni di edilizia civile sono il palazzo Leuzzi sito nell'omonima via, palazzo Lercari in via Colonna, palazzo De Magistris e Palazzo Tafuri nell'omonima via. Con la morte di Livia e di suo figlio Cosimo Pinelli avvenuta per entrambi il 1602, lo Stato di Galatone passa a Galeazzo Francesco Pinelli ma, per la sua tenera età, retto dalla madre Nicoletta Grillo.

Divenuto maggiorenne Galeazzo mostra i segni di una educazione erudita e di gusto artistico dando prova della sua munificenza con donazioni di arredi sacri alla chiesa madre (croce astile in argento datata 1622, un messale con coperta in pelle incisa e dorata) e favorendo la costruzione di edifici sacri. Si assiste alla costruzione della prima chiesa del Santissimo Crocefisso (1623) opera dei costruttori Sansone e Pietrantonio Pugliese; della chiesa dell'Immacolata (1642) realizzata ad opera di Ortensio e Cesare Pugliese.

Dal 1683 al 1696 avviene il miracolo nella edilizia religiosa con la costruzione del secondo tempio (il precedente era crollato nel febbraio del 1683) del Santissimo Crocifisso progettato e realizzato dal celebre Giuseppe Zimbalo detto lo Zingarello coadiuvato da Fra Nicolò da Lequile, al secolo Leonardo Melelli, da Angelo da Giuliano, Nicolò Lopes, Vito di Gallipoli che in Galatone pongono in essere, forse, il cantiere edilizio religioso più importante di Terra d'Otranto.

Nel Settecento la vita politica amministrativa è caratterizzata dal susseguirsi annuale dell'elezione del Sindaco ed eletti succubi in realtà dell'arrogante ed illimitato potere del governatore che assomma ogni potere. Pure l'assetto urbanistico si arricchisce di nuove costruzioni civili e religiose con la ricostruzione della diroccata chiesa di S. Sebastiano (1712), opera dei maestri Mauro Capozza da Lequile e Angelo di Giovanni di S. Pietro in Lama, dell'Annunziata (1724), e l'erezione della torre dell'orologio ultimata il 1809 . Pur non causando gli effetti devastanti come nella vicina Nardò, il tremendo terremoto del 1743, sebbene abbia procurato il crollo di parte delle mura cittadine, di porta S. Sebastiano, del palazzo marchesale e di molte case, ha portato nuova linfa nello sviluppo edilizio del paese.

Si realizza palazzo Vaglio, palazzo Bonsegna, si restaurano le mura e si ricostruisce l'attuale Porta S. Sebastiano (1748).
Il secolo si chiude con l'effimera partecipazione alle idee democratiche della rivoluzione francese che a Galatone e nel Salento si fanno sentire solo il 1799 con la simbolica piantagione in piazza dell'albero della libertà (era il 9 febbraio 1799). Alle lotte risorgimentali Galatone partecipò con suoi esponenti e fu presente alla rivoluzione in difesa della Costituzione avendo tra i maggiori promotori il canonico Primicerio Don Giuseppe Leante il quale diventa il primo eletto di Terra d'Otranto al parlamento costituzionale allorquando Ferdinando II concede il 1848 la Costituzione.

Effetti della instabilità politica e sociale del secolo sono la soppressione degli ordini religiosi (Domenicani - Cappuccini - Alcantarini) e, l'incameramento dei loro beni. Il convento dei Domenicani diventa sede municipale nel 1880; gli altri due cenobi sono destinati ad essere utilizzati per scopi ed attività sociali.
Galatone di fine Ottocento conosce un ulteriore sviluppo socio-economico ed un apprezzabile abbellimento urbano. Abbattuta porta S. Antonio e porta Castello sorgono in loro prossimità civili abitazioni; l'economia conosce nuove forme occupazionali negli opifici meccanici di Luigi Riccardi e dei Fratelli Nuzzo, imprese specializzate in torchi enologici e macchine a supporto dell'agricoltura. Lungo la statale che collega Lecce a Gallipoli vengono costruite villette liberty che richiamano motivi arabeggianti. L'alba del secolo ventesimo si apre con il tragico conflitto mondiale al quale Galatone ha pagato il tributo con suoi martiri rappresentati dalla statua del milite ignoto avvolto nell'abbraccio materno dell'Angelo Custode.

Antonio De Ferrariis - Galateo

Galatone è la patria del più illustre umanista dell'Italia meridionale, Antonio De Ferraris. Conosciuto con il nome Galateo, Antonio De Ferrais nasce a Galatone tra il 1444 ed il 1448. Dopo la prima conoscenza scolastica attraverso lo zio materno, abate di S. Nicola di Pergoleto, si trasferisce al Ginnasio di Nardò e successivamente in Napoli approfondendo gli studi umanistici e coltivando la scienza medica. Negli ambienti napoletani conosce esponenti della cultura meridionale, Giovanni Pontano, Giacomo Sannazzaro ed altri ancora. In questi ambienti diventa membro dell'Accademia Pontiniana e lega forte amicizia con l'umanista veneziano Ermolao Barbaro.
Nel 1474 presso lo studio di Ferrara consegue sotto la guida di Girolamo Castelli il diploma di medicina per il quale viene chiamato a prestare la
sua opera di medico presso la corte di re Ferdinando I d'Aragona.

Con la caduta di questa dinastia, Galateo rimane lontano dagli ambienti della capitale e si trasferisce nel Salento trascorrendo gli ultimi anni della sua vita tra Gallipoli e Lecce e da qui si allontana il 1503, la prima volta, per inneggiare alla vittoria dei 13 barlettani che sfidano altrettanti francesi; e la seconda volta il 1510 per omaggiare il pontefice Giulio II donandogli copia dell'atto di donazione di Costantino, custodita nella biblioteca di Casole presso Otranto. Muore a Lecce il 12 novembre 1517. Tra le sue opere ricordiamo: De Situ lapygiae, De Educatíone, Callipolis Descriptio, De Heremita, Pater Noster, De Podacra.

Bibliografia essenziale

Bibliografia e fonti archivistiche:

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  • Archivio Vescovile Nardò, Inventaria ecclesiarum Galatene, Aradei, Siclì, Nohe e Neviani anno 1711.
  • AAR E., Studi storici in Terra d' Otranto, Firenze 1888.
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  • AA.VV., La Grotta dei Cappuccini di Galatone, Congedo Editore, 1985.
  • Barbone Pugliese, N., Fabrizio Santafede e i Pinelli signori di Galatone, in "A Sua immagine. Il restauro delle tele di Fabrizio Santafede" a c. di F.
  • Potenza e N. Barbone Pugliese,  Galatone, 1999.
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  • Zacchino V.,  Galatone antica medievale moderna. Origine e sviluppo di una comunità meridionale, Congedo Editore, Galatina, 1990. Idem, Galatone e la sua chiesa maggiore (Società e cultura dal XIV al XIX secolo), Lorenzo Capone Editore, 1979. Zacchino V. – Potenza F., Guida di Galatone, 1991.

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